domenica

"Giramondo": Mussolini, Bombacci, Silvestri

Gli articoli di questi tre socialisti pubblicati nel marzo 1944 sotto lo pseudonimo di Giramondo

La Repubblica Sociale Italiana sarebbe dovuta essere, ad avviso di Mussolini, una “Repubblica Socialista Italiana” e non solo nel nome, anche nei fatti. L’ultimo Mussolini infatti, ritrova tutta la verve socialista rivoluzionaria degli anni giovanili; questo è ben visibile dalla legge del febbraio 1944 detta “della socializzazione”: la legge socialmente più avanzata della storia d’Italia grazie alla quale gli operai entrerebbero direttamente nella gestione delle aziende. La legge in questione, benché approvata, non entrerà in vigore davvero a causa dei nazisti, molto più vicini ai borghesi che al Duce.

In questo scenario di ritorno al socialismo, hanno grandissima importanza le poche persone che frequentavano il Duce assiduamente: fra queste soprattutto Nicola Bombacci e Carlo Silvestri. Il primo fondatore del Partito Comunista il secondo esponente del socialismo riformista. Questi tre socialisti italiani s’incontravano spesso e nel segreto dello studio di Mussolini, passavano ore in speculazioni che purtroppo non potremo mai apprezzare.

Frutto della loro amicizia è il caso giornalistico che esplose dal 12 al 23 marzo 1944 con una serie di articoli pubblicati sul Corriere della Sera. Tutta la serie si intitolava “analisi anatomica del fallito sciopero”, ma i recenti scioperi erano solo il pretesto per affrontare una complessiva storia d’Italia. Questa serie di articoli veniva firmata dallo pseudonimo di “Giramondo” che all’epoca rimase celato, ma ormai è praticamente sicuro che dietro ci fosse la triade Mussolini Bombacci Silvestri. La particolarità degli articoli è nel modo in cui viene affrontata la questione storica e cioè in maniera totalmente svincolata dalle censure e dai controlli vigenti all’epoca. Divideva gli antifascisti in onesti e meritevoli di rispetto e disonesti asserviti allo straniero; esaltava le origine socialiste del fascismo; avanzava ipotesi di compromesso storico fra fascismo e socialismo. L’unico che poteva permettersi la pubblicazione di questi articoli eretici sulla prima del Corriere era il Duce, ma avendo gli articoli alcuni passi la cui prosa sembra quella di Bombacci e altri quella di Silvestri, è possibile che gli articoli venissero scritti a sei mani. Nemmeno Ermanno Amicucci, direttore del giornale, conosceva l’autore degli articoli e infatti si lamentò con il podestà di Milano, tramite il quale li aveva ricevuti, perché gli fanno saltare la pianificazione del quotidiano, ma soprattutto perché in definitiva non vuole pubblicare articoli scomodi. Infatti scrive “L’ articolo di domenica porta un inciso riguardante Filippo Turati il quale viene definito degno e fiero italiano anche negli anni del 1926 al 1932 quando fu fuoriuscito a Parigi. Io ho corretto questo inciso attenuandolo.(…)Nel secondo articolo parla dell’onesto Ivanoe Bonomi(…) e io non ritengo sia conveniente dirlo così apertamente dato che si tratta di un antifascista(…)”.

Comunque sia i lettori si appassionarono a questi articoli, che attribuivano completamente al Duce, tanto da far aumentare la tiratura del Corriere della Sera. Come si è detto dietro però c’erano anche gli altri due e questo è chiaro da vari passi degli scritti. E’ sicuramente Bombacci quello che scrive “E’ la ragione per cui Lenin Trotzkij e Stalin non hanno mai preso sul serio i comunisti italiani; è la ragione per cui Lenin ad una delegazione di socialisti italiani da lui ricevuta al Cremino, rivolse questa invettiva: In Italia c’era un solo socialista capace di guidare il popolo alla rivoluzione: Mussolini! Voi lo avete perduto e non siete stati capaci di recuperarlo”. Questo fatto era all’epoca conosciuto solo da Bombacci per cui sicuramente lui lo fece scrivere. Sono invece di Silvestri tutti gli elogi verso i socialisti come Turati e Treves: “Mussolini fu onorato (si, onorato) di succedere nella direzione dell’Avanti a Claudio Treves(…) Sciogliamo una riserva e, come italiani, siamo lieti di additare proprio noi l’esempio di Turati, Treves (e in verità molti altri) che, fuoriusciti a Parigi, dimostrarono lo stesso ribrezzo, che avrebbero mostrato per la scabbia, nei confronti del denaro collaborazionista del Douxieme Bureau”. Questi passi, se pensiamo all’epoca in cui vennero scritti, erano sconcertanti. Ancora, per esempio, si parlava di “antifascisti che hanno pagato la propria tenacia e dignità e fascisti che dal Fascismo avevano avuto tutto quello che non meritavano” o c’erano ovviamente riferimenti alla socializzazione “(…)Se non fosse sopravvenuta la guerra essa sarebbe stata effettuata nel 1939-1940, ma era già chiara nella mente di Mussolini nell’ottobre del 1920, durante l’occupazione delle fabbriche, quando disse a Buozzi segretario della Fiom: Se voi siete decisi a fare la rivoluzione, io sarò al vostro fianco e vi darò l’appoggio delle forze che mi seguono”.

Questi articoli dunque si pongono proprio nel solco di quella volontà socialista presente nel Fascismo originale che, negli anni della RSI, torna ancora più consapevolmente. Nelle speranze dei rivoluzionari di allora c’era la volontà di riavvicinare le potenze dell’Asse con l’Unione Sovietica, in un progetto di ostilità agli alleati liberal-capitalisti. Sappiamo che tutto questo non potè avvenire, per l’opposizione dei nazisti e per l’inevitabile piega presa dalla storia, ma l’esempio di quegli uomini così coraggiosi e illuminati può indicarci la giusta strada verso il futuro.

Fonte delle notizie :“Il comunista in camicia nera” di Petacco

da Patria numero 7 - ottobre 2005

sabato

Atlantico

Un governo che non provvede al popolo che ha il compito di guidare, è un governo diabolico! Facile essere d’accordo a questa affermazione, che potrebbe riguardare ogni nazione.Se non si è capito però, stiamo parlando di una nazione in particolare, un’unione di stati, l’america. Oggi, dopo aver visto le immagini immonde delle torture perpetrate ai danni dei combattenti islamici, dopo aver visto la distruzione abbattersi come una furia su tutti i continenti e originata da uno soltanto, dopo aver visto le città, l’onore, l’indipendenza d’Europa perduti a causa dell’interesse dei poteri d’oltre-oceano, siamo risoluti, abbiamo finalmente capito cosa c’è dietro l’america: il demonio; le forze del male che, simili ma profondamente diverse da quelle del bene, come satana è simile, ma anche l’opposto di Dio, tentano di allungare la loro mano sull’intero globo. Dietro l’ideologia americanista, l’ideologia che fa del particolarismo americano il centro di tutto il mondo e che vede il proprio destino ineluttabile nel conquistare il mondo, c’è la sofferenza! La sofferenza di ogni forma di vita, dalle più lontane alle più vicine, sofferenza giustificata a volte dall’interesse, altre volte dalla proprietà privata, se non dal successo personale da raggiungere a tutti i costi, fino ad arrivare alla sofferenza ingiustificata. E’ il destino dell’Atlantico trasportare e diffondere ovunque la sofferenza che sgorga dalle sue acque. Acque che ancora una volta obbedendo alla sola volontà di distruzione, hanno colpito anche l’isola che circondano, uccidendo migliaia e migliaia di persone, annientando in pochi istanti vita e dignità. E il governo che dovrebbe provvedere a tutti gli sventurati colpiti dalla maledizione atlantica, non si muove, non sa come agire, o peggio, non vuole agire; non agisce perché non ama la comunità che lo forma, dopo anni passati a convincersi e convincere che questa comunità è unita, che il cosmopolitismo funziona, lasciano i suoi membri alla deriva. Non vuole agire perché non può fare a meno della sofferenza suo vero pane quotidiano. Tutto questo ci fa ribrezzo, ma non paura. L’abbiamo affondata una volta, forse la storia si ripeterà: dopo l’Atlantide, l’America!


Patria numero 6 - settembre 2005

Terrorismo e occidente

Giornate di lutto nella povera Terra! Il terrorismo comincia a colpire con più coraggio, se di coraggio si può parlare nel combattere nell’ombra. Comunque una cosa bisogna ammetterla, senza cadere nella classica menzogna degli occidentalisti: si tratta di combattenti e non di mostri spaventosi. Il problema semmai è capire di che tipo di combattimento si tratta e la nostra opinione, situata in una posizione difficile, può essere la più accettabile:infatti non possiamo accettare nessun terrorismo, ma potremmo condividere i motivi della lotta! Per tale motivo ci troviamo spiazzati nel panorama ideologico, ma non è per questo che evitiamo di schierarci! E in un panorama così desolato e sterile finiamo per avvicinarci all’opinione degli atlantisti liberali, che predicano lo scontro di civiltà; si può essere d’accordo ad un’impostazione del genere, ma chiarendo cosa si intenda per guerra di civiltà. Per fare questo ci aiutano le dichiarazioni dei responsabili delle oligarchie democratiche che subito dopo la morte dei loro concittadini non trovano di meglio da dire che frasi tipo “non colpiranno il nostro stile di vita”, “non colpiranno la nostra democrazia”. Infatti la famosa guerra di civiltà non è altro una guerra POLITICA. E per politico intendiamo il potere di compiere scelte e il tipo di scelte prese. Non sarà facile capire che condividiamo questa visione, ma schierandoci senza remore per tutti coloro che combattono per una società più tradizionale, sociale, comunitaria e spirituale. Non vi è nulla di illegale o spaventoso nell’avversare il cosiddetto stile di vita “occidentale”; stile di vita, è chiaro, significa consumismo, democrazia, libero mercato e tutto quanto gli gira intorno. I terroristi colpiscono vite intoccabili e per questo andranno puniti, colpiscono le sovranità nazionali e per questo verranno puniti, ma la loro lotta, la loro idea, non è condannabile, è condannabile solo la strategia che hanno scelto. Chi combatte lo status quo è considerato dal sistema un criminale, ma è questa la grande beffa della democrazia! L’islamismo è una componente importante per una nuova ideologia dell’avvenire! Detto questo vogliamo manifestare tutto l’amore possibile per le vittime e i loro parenti, colpiti in tutto il mondo dal male uscito, in fin dei conti, dal ventre dell’occidente.

da Patria n.5 agosto 2005

La democrazia ed i suoi poteri

Apparenti giornate di lutto per la cosiddetta Unione Europea. I fantastici referendum democraticissimi e, che in quanto tali, non valgono una cicca, hanno dato esiti virtualmente sfavorevoli alla costruzione di un’Europa burocratica e liberista. Nei fatti però il processo andrà avanti, perché il potere capitalista una cosa riesce sempre a farla: avanzare. E’, e sarà, praticamente inarrestabile nell’assoggettare tutto il mondo occidentale e non, almeno fino al momento che i popoli non riusciranno ad uscire dal loro stato di torpore ideale, culturale e vitale! Fino ad allora si procederà con questa democrazia che riuscirà a fare degli uomini un’incredibile massa docile ed obbediente, nella sua convinzione di benessere. In realtà gli uomini non percepiscono il benessere, ma hanno la convinzione, tutta economicista, di aver diritto di cercare il benessere. Questo porta a frustrazioni e sofferenze inaudibili, che però nella società moderna non possono nemmeno essere rese note senza la paura di essere messi “fuori dal giro”. Un bell’ esempio di questa democrazia inutile e populista (nel senso moderno) sono proprio i referendum proposti alle popolazioni europee. Finchè i voti saranno coerenti con gli obiettivi delle oligarchie liberali allora ci saranno feste e celebrazioni, ma quando non lo saranno allora non avremo nemmeno l’onore di una parola di sconforto: semplicemente il voto verrà ignorato, si passerà oltre: bella democrazia (governo del popolo) è questa! E se si è proprio sicuri di perderlo, il referendum, che si fa? Lo si cancella è ovvio! Così per un po’ nessuno si ricorderà nulla e si potrà dare il via ad un’altra opera di lavaggio del cervello. Sinceramente non c’è nemmeno bisogno di lavaggi di cervello, pensate a Blair, che subito dopo aver cancellato un referendum che avrebbe avuto come esito una richiesta di un’Europa più “sociale”, fa proposte di maggiore liberalizzazione economica. Ma di persone affascinate dalla democrazia il mondo è pieno, nostra la missione di aprirgli gli occhi!

Nuovi Europei Coraggio!

da "Patria" n.4 luglio 2005

Comunismo - anticomunismo

L'anticomunismo è una malattia difficile da combattere, come pure l'antifascismo; sono virus ormai diffusi e presenti in profondità in tutta la società occidentale. Essi vivono senza più motivo alcuno se non quello di essere utili alle oligarchie liberal-democratiche che li usano per saldare continuamente il loro potere.

Per quanto riguarda l'anticomunismo, la questione è un po' più complessa di quella che riguarda il gemello. Infatti la paura del rosso, oltre ad essere errata in sé, sembra anche ingiustificata a livello politico. Il comunismo puro oggi non esiste più, e oggetto dell'anti sono i comunisti, cioè i singoli individui che si dicono comunisti. Il comunismo forse verrà rievocato per il bene di tutti, ma oggi i comunisti (o molti di essi) dicono di essere tali essendo in realtà altro. Se essi percepissero correttamente la questione abbandonerebbero d'un tratto il loro antifascismo e gran parte del fosso sarebbe superato; invece pochi ambienti hanno questo coraggio. Certo la cosa sarebbe ancora più facile se anche da parte fascista o nazional-socialista si compissero passi del genere, comunque anche in questi ambienti, ma qui qualcosa si muove, c'è poco coraggio.

I "rossi" e i "neri" continuano a vedersi separati, ma da cosa questo non è dato sapere. Le idee alle quali si rifanno differiscono di molto poco, particolari che i liberali avrebbero superato già da tempo.

IL COMUNISTA

Ancora oggi i "fascisti" sentono di doversi opporre al comunismo e vorremmo capirne il motivo. Prendendo in considerazione il tipo comunista ora andiamo a criticarlo per vedere cosa lo particolarizza:

Il comunista si dichiara internazionalista: ma oggi l'imperativo sarebbe di combattere il mondialismo globalizzatore e quindi non c'è internazionalismo che tenga: i problemi imminenti sono altri. La storia poi ha dimostrato come questa visione non riesca a eliminare sentimenti nazionali (vedi la storia balcanica), quindi un po' di autocritica non sarebbe male. Diciamoci chiaramente poi, che dove è stato applicato (e con successo) il comunismo è sempre stato nazionalista. Da qui, secondo voi, è questo un carattere che pone in antagonismo i nuovi adepti delle due rivoluzioni?

Il comunista riconosce i diritti individuali: qui il "rosso" entra apertamente in contraddizione con l'aspetto comunitarista del comunismo, che non è assolutamente individualista e quindi non riconosce diritti individuali. Una nuova resurrezione del comunismo eliminerebbe questa concezione.

Il comunista crede o credeva nella classe: purtroppo che sono pochi oggi i comunisti operai, e contadini. Questo aspetto è completamente decaduto e non crea più problemi. Il ruolo del partito non è più sentito come quello di guida.

Il comunista dice che gli uomini sono tutti uguali? Alcuni lo dicono, ma hanno interpretato male quello che non è nemmeno un comunista, cioè Marx. E' proprio Marx a dire che in una ipotetica società comunista ognuno avrebbe il compito che è più vicino alla propria natura e inclinazione. L'uguaglianza intesa come giustizia sociale (spesso c'è confusione al riguardo) è propria sia dei "rossi" che dei "neri".

Ci sarebbero altri aspetti, ma di minor conto, da analizzare, ma la questione resta la stessa: finchè il comunista rimane individualista, economicista, e liberale, non potrà superare gli steccati e sarà incompatibile con il nazional-socialista, ma non sarà nemmeno comunista, è chiaro! Una riscoperta del comunismo farà in modo che i fedeli e i militanti "rossi" e "neri" si renderanno conto che l'unica via è quella in cui marceranno insieme.

COMUNISMO ESTINTO

Quanto si è voluto dire sopra ha quindi un significato importante, e cioè che i comunisti oggi non sono più comunisti! Infatti in una campagna revisionista senza precedenti, ci tengono a sottolineare le radici democratiche della loro ideologia. E' questa oggi la loro più grande preoccupazione, preoccupazione che avrebbe fatto impallidire Lenin, Stalin, Mao e tutti i padri del comunismo. Questo fenomeno è altresì identificabile nella militanza partitica di oggi; essa è infatti quando va bene social-democratica, quando va male liberista e addirittura neo-conservatrice. I comunisti in Italia e Europa Occidentale, sono diventati i più fedeli reazionari democratici, appoggiando partiti liberal-social-democratici. Alcuni sono finiti anche nei partiti liberal-liberisti (vedi forza italia), oppure lampante è l'esempio dei trozchisti rivoluzionari internazionalisti americani, che oggi sono i fedeli internazionalisti democratici al fianco di Bush. Tutto ciò non può essere un caso, ma un fenomeno ben comprensibile: i comunisti hanno spesso travisato i dettami del comunismo vero, e si sono definiti tali essendo in verità liberali e individualisti, in una parola atlantisti!

Una riscoperta coraggiosa del Comunismo sarà una potentissima scossa per lo status-quo liberal democratico e per i traballanti steccati ideologici!

Matteo Pistilli dal numero 3 di "Patria" bollettino socialista

22 giugno - lutto continentale

22 giugno, giornata di lutto Continentale. Il 22 giugno anche quest'anno arriverà e passerà nell'indifferenza generale, senza che nessuno dai grandi canali dell'informazione e della cultura abbia né il coraggio né la forza di celebrarlo. Ma noi patrioti abbiamo il dovere di celebrarlo profondamente e spiritualmente con il rigore e la serietà che si conviene ad un evento così luttuoso. Infatti, il 22 giugno 1941, è la data di morte scolpita sulla tomba dell'Europa. Il giorno più nefasto della nostra storia, il giorno in cui siamo stati sconfitti. Sconfitti da noi stessi, dalla debolezza e dalla mancanza di coraggio e passione: è il giorno in cui la Germania del Terzo Reich si scaglia contro l'Impero Sovietico. L'atto che fulminò ogni speranza rivoluzionaria. In un suo scritto Dugin riporta un episodio interessante:Arno Breker, il famoso scultore tedesco, che conobbe benissimo Bormann, parlò a Parvulesco di una strana visita che ricevette da questi a Jackelsburg. "Il 22 giugno 1941, immediatamente dopo l'attacco della Germania di Hitler contro l'URSS, Bormann andò da lui senza precauzioni, in stato di shock, avendo lasciato il suo ufficio al Reichskanzlerei. Egli ripeteva continuamente la stesso misterioso giudizio: "Il Non Essere, in questo giorno di giugno, ha vinto sull'Essere…Tutto è finito…Tutto è perduto…" Quando lo scultore chiese che cosa volesse dire, Bormann tacque; poi, ormai alla porta, si volse per aggiungere qualcosa, poi decise di non farlo e se ne andò sbattendo la porta. Infatti fu proprio così, il non essere vinse sull'essere, o meglio, i conservatori vinsero sui rivoluzionari, gli stupratori della terra sul continente eurasiano. Quello che poteva essere il Continente, l'Impero dell'avvenire, si trasformò in colonia; ma quel che è peggio, la spiritualità, il socialismo si trasformarono in materialismo, capitalismo, economicismo. Facciamo che la data più importante della nostra storia possa essere per noi anche l'insegnamento più profondo, affinché certi errori non si ripetano. Così che il 22 giugno 1941 non sarà più una data luttuosa, ma il simbolo del sacrificio che avrà segnato la strada per il futuro dei rivoluzionari europei.

Giugno 2005 - n.3 "Patria"

25 aprile

Il 25 aprile, data scomoda per chi non ha ideologie a cui accendere lumini. Da qualsiasi angolazione la si guarda viene fuori una sfumatura diversa: giorno di festa e liberazione, giorno di sconfitta sono solo gli estremi di un'infinita serie di analisi e commenti che si potrebbe fare. Ma vogliamo farla? Siamo oggi, nel 2005, ancora a festeggiare o maledire una vittoria o una sconfitta avute da altri in un'epoca ormai passata irreversibilmente? Il 25 aprile è una data che ha costruito la storia del nostro presente così come lo viviamo, ed a costruirla sono state tutte quelle persone, poche in verità, che da una parte e dall'altra lottavano per convinzioni a volte proprie a volte di altri. Ma anche 60 anni fa la storia non veniva fatta e controllata nè dai popoli, nè dai loro pritagonisti, e sessant'anni fa, la storia, mise di fronte quelle persone e quelle idee diverse o simili che fossero. Oggi ,nel 2005, con l'esperienza acquisita, gli studi effettuati, non pare proprio il caso di indugiare ancora su una data così deleteria. Per quanto riguarda l'Italia lo stesso Mussolini ebbe a dire che la Storia doveva, allora, andare altrimenti che come proseguì soprattutto a causa di Hitler; e anche Stalin aveva idee ben diverse sul futuro dell'Europa da quelle messe in pratica nolente o volente. I nostalgici, oggi dovrebbero riflettere: il combattente partigiano è riuscito, con le scelte fatte, a cambiare la società? Può sentirsi rappresentato da politici sempre in cambiamento per non cambiare mai? E il combattente fascista cosa credeva di proteggere con la sua lotta? Un'Europa folle in mano ad un pazzo? Purtroppo ci portiamo sulle spalle fardelli troppo pesanti e inutili per la lotta nel terzo millennio, fardelli che le oligarchie politiche pensano bene di lasciarci sulle spalle ancora per molto,in modo da mantenere una divisione nell'idea rivoluzionaria così utile per il sistema liberal-democratico. Quando ci libereremo dei vecchi rancori e il 25 aprile non sarà che una festa (ma sincera) in ricordo di chi ha lottato, allora un passo avanti sarà fatto e il sistema sarà più in pericolo. Bisogna fare tutti un passo indietro, pensare al passato, ma l'obiettivo deve essere per tutti il futuro!

da "Patria" n.2 maggio 2005