Intervista ad Ugo Piazza,
voce e mente contorta del gruppo musicale RJQ. Da questo numero Patria ha deciso di dialogare con i più interessanti ed
anticonformisti ambienti musicali, culturali, artistici del pollaio globale.
Speriamo di fare cosa gradita agli interlocutori ed ai nostri lettori.
Rampinelli Jazz Quartet, un nome
ingannevole? Chi siete, puoi delinearci in breve da dove venite e dove andate?
Gli
altri componenti del gruppo vengono dalla scena rock pavese, hanno suonato o
suonano tutt'ora in gruppi (Doppiosenso, La debole cura, Burstick e diversi
altri) che vanno dall'alternative rock - con influenze tipo Afterhours - al
punk demenziale... Siccome io, il bassista e il chitarrista eravamo amici,
nonché aficionados del reality-capolavoro "La pupa e il secchione" ci
siamo chiesti, tra una sbronza e l'altra, perché non mettere in piedi un
gruppo, e l'abbiamo chiamato Rampinelli Jazz Quartet (Rampinelli era il nome di
uno dei magnifici secchioni), essenzialmente perché non ce ne fregava niente di
niente e volevamo disorientare l'ascoltatore. Il batterista era una conoscenza
degli altri due. Abbiamo passato un inverno a scrivere pezzi che trattavano di
vip drogati e idiozie senza senso, poi abbiamo piantato lì, e abbiamo ripreso
due anni dopo, con uno spirito più folle e meno demenziale. Adesso non andiamo
precisamente in nessuna direzione, se non verso colossali sbronze e serate di
putiferio sonoro.
Si infatti quello che si nota è la
follia, che non va confusa con la mancanza di temi o di un'intelligenza
acuta...
In
sostanza a me piace prendere per il culo gli alternativi e spesso dico scemenze
per il gusto di dirle. Celebri i miei racconti delle serate passate al
Billionaire con Flavio Briatore strafatto di ketamina. Diciamo che lo stile che
spunta in alcuni pezzi è una fusione della mia attitudine demenziale e
dell'ironia nei confronti di chi in questa società si prende sul serio
aspirando a mettersi in cattedra, additando come modelli negativi e cancri del
paese i vari vip cafoni e le puttane al loro seguito... Quando alla fine sono
solo rappresentanti di un genere di idiozia diverso da quello di chi invece ama
giudicare. Con questo, ovviamente, io mi pongo in una posizione di estremismo
snobistico tale da snobbare gli snob contemporanei. Spero solo che non arrivi
qualcuno di così snob da poter snobbare anche me, altrimenti sarei fottuto.
La stessa posizione che troviamo nella
canzone "Gossip Blues"...potrebbe essere un inno contro la cultura di
massa..
Sì,
infatti è proprio a quel pezzo, in particolare, che mi riferivo: si apre
dicendo "Mike Bongiorno è stato sepolto con dodici casse di prosciutto
Rovagnati... è una vergogna, è un'infamia!" proprio per celebrare a modo
nostro, insensatamente, un evento - la morte di Mike - che, nella nostra
società, sembrava comportasse l'obbligo di dispiacersi. Ma a me non fregava
proprio niente della sua morte, almeno non più di quelle delle altre migliaia
di persone che ogni giorno vanno al Creatore.
Poi
tutto il resto del pezzo è a metà tra l'esaltazione e la condanna della vita da
pseudovip debosciato... O meglio, forse la condanna si esprime proprio
nell'esaltazione. "Gossip Blues" rappresenta il lato più ubriacone,
in fondo. La voglia di dire cazzate per il gusto di farlo, i desideri semplici
che accomunano quasi chiunque, quali la figa e il divertimento, specialmente
quando si è ubriachi e non si pensa... E questo non è positivo, ma fa parte
della vita di chiunque, di qualunque idiota. Solo gli asceti e i reietti si
astengono da questo.
Comunque
non è che voglia essere un attacco diretto nei confronti della cultura di massa
o di qualche personaggio in particolare. La cultura di massa è qualcosa di
assolutamente variegato che, per certi versi, comprende tutto e il suo
contrario... E proprio in questo sta la sua forza, del resto.
Io
vado a periodi. Quando ho scritto la canzone la pensavo in un certo modo.
Adesso, complici certe cose che mi sono successe e mi hanno un po'
traumatizzato (niente di grave, comunque) ho cambiato idea. O meglio, sono
proprio cambiato io. Mi interesso alla politica in modo molto più distaccato di
quanto facessi prima. Non amo giudicare gli altri, non per fare quello
superiore, ma proprio perché non me ne frega niente.
Comunque
se c'è una cosa che trovo aberrante, in particolare, di questa società, è la
totale intolleranza nei confronti dell'altro da sé, che sia l'Islam, la
Corea del
Nord, il Terzo Reich, l'Unione sovietica o il Tibet teocratico (che non era la
patria dei freakettoni, come invece si crede qui). E questo è un carattere che
si ritrova nella società italiana/occidentale quasi nella sua totalità, da
destra a sinistra, per quanto queste categorie si possano ritenere valide. Si
accetta il diverso, è un obbligo accettarlo, sì, però solo quando diventa
uguale a noi. C'è una chiusura mentale assurda. Non c'è curiosità, non c'è
voglia di confronto. Solo volontà di condannare moralmente.
Il
dramma di questa società è che rende noioso e volgare quasi tutto...
Soprattutto quello che finisce in televisione.
E a me
non piacciono le persone noiose e volgari. Mi piacciono le persone
interessanti. Io credo di essere una persona interessante. Non potrei
sopravvivere se non mi sentissi interessante.
Parole sante, interessante ascoltarle da
chi, come te, ha un approccio così "disperato" alla vita (non so se
va bene disperato dimme tu); e altrettanto interessante sentire questo da
l'autore di quello che è diventato un vero e proprio inno di "Patria"
e dei suoi lettori: "Kim il Sung".
Per
prima cosa credo che una canzone, così come una poesia o un film o altre opere
che hanno un significato per definizione non esplicito, sia liberamente
interpretabile... Potrebbe essere persino che qualcuno la capisse meglio di me
che l'ho scritta, o magari semplicemente che ne ricavasse qualcosa di
interessante.
Anche
la mia interpretazione del pezzo è cambiata, come è cambiata la mia visione
delle cose in generale...
Quando
l'ho scritta la intendevo, di fatto, letteralmente: "Fanculo la
libertà" non era solo una provocazione, ma l'affermazione di tutta una
serie di convinzioni di stampo radicalmente "reazionario", nel senso
di antiprogressista e antidemocratico. Diciamo che le mie idee politiche erano
quelle dello Jünger nazionalmilitarista, mentre adesso sono quelle
(non-politiche) dello Jünger anarca, per quanto possa sembrare ridicolo il
paragone tra lui e me, e l'interpretazione è cambiata di conseguenza,
spostandosi dal piano politico a quello strettamente esistenziale: quello che
significa per me, ora come ora, questa canzone, è il disgusto per molte delle
idiozie che sento dire e vedo fare in questo paese, a destra, come a sinistra,
e in qualsiasi altro ambiente. In particolare l'idea che questa volgarità si
voglia estendere progressivamente a tutto il mondo è parecchio inquietante... E
il Presidente Eterno è la cosa più politicamente scorretta che c'è. E'
incomprensibile, sconcertante, per chi vive di retorica sulla democrazia e la
libertà.
Ora,
io non credo di aver scritto un capolavoro, anzi, se possibile credo che la
canzone verrà migliorata. Ma credo di aver fatto qualcosa di originale e di
aver interpretato il sentire di qualcuno... E, almeno a livello simbolico, è la
cosa più controcorrente che io abbia sentito negli ultimi tempi.
Politicamente scorretto per noi
occidentali, che viviamo in un mondo ovattato e drogato dalla tirannia liberale
democratica! Ci piace anche questo richiamarsi a Ernst Jünger, gli avete
dedicato anche una canzone..
Sì, abbiamo
fatto una canzone intitolata "L'operaio", come il suo famoso libro,
anche se la qualità della registrazione lascia alquanto a desiderare, e quindi
per ora abbiamo preferito divulgarla poco... E del resto verrà sicuramente
modificata, se vogliamo continuare a suonarla, perché, a onor del vero, è uno
dei nostri pezzi meno riusciti.
Comunque
Jünger è uno degli intellettuali in cui mi rispecchio di più. E' elegante,
sobrio, lucido ed estremamente profondo pur non essendo un vero e proprio
filosofo. Le sue sono impressioni, più che considerazioni sistematiche. Ed è un
po' anche il mio stile.
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Io mi
sento un po' come lui. Solo con meno possibilità e meno coglioni, e in un'epoca
più stupida.
Siamo davvero contenti di aver dato
spazio ad una persona non conformista e culturalmente viva come te...Ora che
progetti avete per il futuro? E salutandoci ci puoi lasciare un pensiero per i
lettori di Patria?
Non so
proprio quale sarà il nostro futuro... Intanto abbiamo partecipato ad un
contest, e in finale ci siamo classificati terzi. I live ci hanno dato
parecchia soddisfazione, abbiamo avuto un ottimo riscontro dal pubblico, e
personalmente dico senza problemi che sono state tra le serate migliori della
mia vita.
Adesso
penso che continueremo a suonare in giro il più possibile, e forse vedremo di
fare qualche nuovo gadget, tipo delle magliette. Per il disco vero e proprio,
se mai vedrà la luce, credo ci sarà da aspettare del tempo.
Per
quanto riguarda il pensiero che lascio ai lettori... Nella nostra epoca le
categorie sociali si avvicinano sempre più a tre modelli, secondo diversi
gradi: chi comanda, chi obbedisce, e chi ha mandato affanculo tutto. Io vi
auguro di appartenere alla prima o alla terza categoria.
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