Inutile tergiversare: le elezioni politiche del 9 aprile 2006 hanno rappresentato una sconfitta, una pesante sconfitta. Una vera e propria disfatta di tutta la galassia antagonista che, tra mille difficoltà, tenta di farsi strada. L’84 % degli aventi diritto sono andati a votare e ci hanno dato questo segnale importante. E’ infatti questa la sconfitta di cui stiamo parlando, la massiccia affluenza alle urne ha significato il totale fallimento di ogni tentativo di opporsi all’attuale sistema politico. Non siamo stati capaci di raggiungere praticamente nessuno, o forse non abbiamo convinto nessuno. Ma la questione non è convincere oppure no, non stiamo mica facendo pubblicità per qualche prodotto, è di accendere un minimo spirito critico verso chi è meno interessato a cambiare lo status quo. L’offensiva mediatica, “democratica”, è stata talmente forte, che alla fine, anche fra chi predicava astensione abbiamo trovato votanti dell’ultim’ora. Ma è inutile piangere sul latte versato e quindi cerchiamo di assimilare la sconfitta ed analizzare i chiaroscuri di queste elezioni. Intanto il risultato. Niente di nuovo sotto il sole ovviamente, anzi se proprio dobbiamo cercare il pelo nell’uovo, dalla padella alla brace. Non perché ora ci sarà un Prodi anziché un Berlusconi, ma perché con questo sostanziale pareggio, le uniche leggi che passeranno, saranno quelle condivise da entrambi gli schieramenti e quindi quelle più duramente liberiste. Privatizzazioni, sudditanza verso gli Usa… saranno le uniche direttive condivise da tutto l’arco parlamentare (o almeno la stragrande maggioranza che è lo stesso). Dall’altro lato invece lo stesso stallo potrebbe essere un fattore positivo, in quanto potrebbe impedire un normale esercizio di sovranità e quindi potrebbe aprile la strada a eventuali avanguardie antagoniste, che si potrebbero insinuare negli spazi lasciati liberi dal potere, anche solamente per svolgere informazione e propaganda. Sempre per quanto riguarda i risultati generali non si può non citare la questione italiani all’estero. Anche qui la questione può avere diversi punti di lettura. E’ ovvio che un sistema democratico dove il governo viene deciso da poche migliaia di cittadini che vivono all’estero e niente sanno della nazione in cui si vota, è un sistema alla frutta. Un sistema che vive perché tenuto in piedi alla meno peggio, ma che comincia a mostrare le sue difficoltà. Persone che non vivono in questo paese, sebbene abbiano tutti i diritti per farne parte, non possono decidere il governo per chi invece ci vive. E’ una questione pratica non ideologica.
Il fatto poi che venga ora incolpato il vecchio (nel senso ideologico non fisico) Tremaglia e che questo provi anche a spiegarsi, è segno che proprio a nessuno interessa far dire la propria a questi italiani, ma interessano solo perchè possano votare ed essere utili. D’altra parte invece dobbiamo comunque notare che ancora una volta i popoli del sud america si sono distinti per aver scelto un cambiamento di governo, cosa che pare essere nelle loro corde; poi il fatto di non essere sottoposti alla nostra asfissiante propaganda ha fatto il suo gioco, così da far scegliere agli italiani all’estero, che poco sanno e poco sono interessati, un cambiamento di rotta, sebbene per noi inutile. Passando ai risultati specifici delle varie forze, dobbiamo di nuovo distinguere in lati positivi e negativi. Se è immensamente negativo il fatto che ancora oggi milioni di italiani che si ritengono “comunisti” appoggino i poteri liberisti, dall’altro lato, in un sistema che vuole imporre l’idea di moderazione come valore fondamentale, proprio la resistenza di tanti sedicenti comunisti è un fattore positivo. E uguale l’inabissamento dei voti per la cosiddetta destra radicale ci dice che i “fascisti” sono estinti, ma anche che non hanno accettato di essere affiliati al polo atlantista. Perché in effetti oggi i partitini di quell’area sono regrediti alla politica della guerra fredda, totale appoggio agli industriali ed ai potenti (ed agli americani): ne è la prova, per esempio, che il campione dove
Matteo Pistilli - Patria - n.14 maggio 2006
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