giovedì

La multinazionale del consenso

Viene da ridere, ma ci sarebbe da piangere. La situazione dell’informazione mondiale è arrivata a tal punto da far pensare più ad un reality show grottesco che ad un sistema per riferire del presente. Certo anche stupirsi è piuttosto difficile se pensiamo alla globalizzazione ed ai suoi effetti sulla cultura, ma vista la dimensione delle bufale che il sistema costruisce, rimaniamo a bocca aperta ogni volta, allibiti, quasi ammirati da tanta fantasia e furbizia. Ripetiamo, c’è poco da stupirsi: le quattro agenzie di stampa più grandi del mondo, che coprono più del novanta percento delle informazioni, sono due americane, una inglese, una francese, roba da barzelletta di cattivo gusto; sul piano culturale in genere, poi, la situazione è ancora più spaventosa, l’occupazione e l’influenza anglosassone che da secoli con diverse gradazioni opprime il mondo (primo, secondo e terzo), è arrivata oggi a livelli così alti e subdoli da non essere quasi avvertita; è talmente presente e pressante da occupare ogni aspetto della vita in quasi tutto il globo. Solo per parlare di quello che oggi, nel primo mondo, è il mezzo di maggiore diffusione della “cultura”, cioè la tecnica audiovisiva di televisione e cinema, è molto eloquente il fatto che nella quasi totalità delle nazioni i format televisivi sono tutti importati e appare molto espressivo un dato in particolare: se la percentuale dei film fatti negli Usa è il cinque-sei percento di quella mondiale, i film americani proiettati nel mondo, sono il cinquanta percento del totale. Una vera dittatura culturale. Appunto pensando a tali quisquilie (che tanto quisquilie non sono) pare improbabile riuscire ancora a stupirsi delle bufale informative costruite ad hoc, eppure… Eppure ci siamo ricascati, siamo di nuovo sbigottiti davanti qualche notizia. Quella su Chavez per capirsi, o meglio, quella che enuncia l’antisemitismo del presidente venezuelano. Non ci interessa entrare del merito dell’accusa di antisemitismo, usata ormai da cento anni come consuetudine di diritto internazionale, ma di come questa accusa è venuta fuori. Praticamente si addebitava a Chavez l’affermazione, in un discorso pubblico:”…quelli che hanno crocifisso e ucciso Cristo oggi hanno in mano l’economia mondiale…”. Da qui le litanie e le accuse di antisemitismo. In realtà, per farla breve, Chavez non intendeva attaccare Israele, ma si lamentava chiaramente delle soffocanti ingerenze atlantiste. Come sia potuta avvenire tutta la costruzione della bufala non lo sappiamo, d'altronde ci sono dietro le più grandi menti dell’inganno. Ma sappiamo bene il perché sia stato costruito il tutto: il presidente Chavez con la sua volontà di rilanciare l’economia e l’onore del sud America, sganciandolo dalla colonizzazione nordamericana, è un pericolosissimo nemico del Grande Fratello atlantico. Altro nemico della potenza yankee, è l’antica Persia della Rivoluzione Islamica, ed infatti riguarda proprio questa antica terra la seconda bufala sesquipedale in pochi giorni. Un ministro del governo Ahmadinejad, in una conferenza stampa, ha parlato del bisogno dello sviluppo “dell’energia atomica” per il proprio Stato. Una solerte anglosassone della CNN, da sempre in Iran e, come dichiarato dai membri del governo medio orientale, “che conosce il persiano meglio degli iraniani”, ha “sbagliato” la traduzione, fuorviandone completamente il significato, dicendo “bisogno dello sviluppo delle armi nucleari”. Sebbene sia stato tutto smentito il giorno dopo, la levata di scudi internazionale ha comunque compiuto il suo effetto. Il fatto che spaventa davvero, è che, se si possono creare falsi così evidenti davanti gli occhi di tutti, chissà quanti ce ne vengono elargiti generosamente senza nemmeno creare il minimo sospetto. Ci diranno che non è vero e che anche questi falsi sono alla fin fine stati smentiti, quindi non c’è da preoccuparsi; ma la realtà è che l’utente medio, scusate la brutta espressione, non ritorna sulle notizie sentite, non approfondisce, ed una notizia falsa spesso rimarrà come una verità nella mente delle persone. Il fatto è che ci troviamo davvero davanti un regime totalitario, anche se questa affermazione farà storcere la bocca agli intellettuali fedeli alle panzane mondialiste; come ci tengono a sottolineare, in Italia, che il regime televisivo berlusconiano in realtà non esiste (guardate un telegiornale di Fede e vi vergognerete di attribuire il culto della personalità ad altre epoche), così non ammettono che l’intero sistema atlantico sia una macchina d’oppressione. Macchina che colpisce in tutto il mondo e soprattutto nella sfera d’influenza Usa. Ne abbiamo l’esempio più recente nella pressante propaganda elettorale italiana. Un’offensiva totale, a 360 gradi che ci ha investito senza darci il tempo di respirare; ed allora pare che davvero ci sia in corso uno scontro fra alternative democratiche, che a seconda di come la si pensi (o come si tifi), si debba per forza scegliere la salvezza o di qua o di là. La verità la conosciamo o forse la conosciamo in pochi, troppo pochi, perché è dura rialzarsi dopo un fuoco di fila del genere. Molti di noi sono caduti, hanno creduto alle bugie elettorali e sono entrati, forse senza mai più uscirne nella logica creata a tavolino dei due poli alternativi. Lo hanno fatto da noi, come lo hanno fatto negli Usa e nell’Europa occidentale, come lo faranno in tutto il mondo. Questo è il nemico contro cui ci dobbiamo battere senza timore. Tocca a noi vigilare, con attenzione, affinché non passino tutte le direttive subdole che il mondialismo ci fornisce tramite le comunicazioni mondiali. Tocca a noi fronteggiare quella che un tempo era chiamata fabbrica ed oggi, in linea con l’evoluzione economica globale, è la “multinazionale del consenso”.

Matteo Pistilli

Nessun commento: